martedì 23 dicembre 2008

Finalmente un po' di coerenza

Dal Corriere.it

ROMA
- Magistrati, avanti tutta. E' questo l'invito alla procura di Napoli del leader dell'Italia dei valori, Antonio Di Pietro, che così commenta la pubblicazione di alcune intercettazioni che indirettamente chiamerebbero in causa lui e suo figlio Cristiano a proposito delle inchieste napoletane: «Le intercettazioni sono un strumento necessario e chi, come me, non ha nulla da temere» può liberamente dire «i magistrati vadano avanti».

APPOGGIO ALLA MAGISTRATURA - «Non c'è figlio che tenga - aggiunge il leader dell'Idv - e siccome non ho nulla da temere, non ho niente da nascondere e quindi posso dire solo "buon lavoro" ai magistrati». Non so se questo telefilm, che non ha nè capo nè coda, sia stato fatto uscire oggi ad arte. Ma cosa importa? Non mi unirò, come in molti speravano, alla politica paludata che se la prende con i magistrati e chiede la riforma delle intercettazioni. Anzi dico: benvengano le intercettazioni e la pubblicazione sui giornali quando non sono coperte dal segreto di istruttoria. L'informazione -conclude Di Pietro- faccia il suo dovere e informi tutti su tutto. I magistrati facciano il loro dovere e indaghino su tutto».


Sarà che è troppo ingenuo per riuscire a fare il doppio gioco come gli altri, sarà che è troppo stupido per rigirare le frasi dette in passato in modo da dargli significati completamente opposti nel giro di pochi giorni (cosa in cui è abilissimo un certo Silvio), sarà quello che volete, ma dopo queste affermazioni sono sempre più convinto di non aver sbagliato nelle passate elezioni.

Finalmente un politico che (andando decisamente contro-corrente) opta fermamente per la trasparenza e lotta contro la casta.

Quanti nella sua situazione avrebbero fatto queste dichiarazioni?

Certo, si potrebbe fare molto di più, ad esempio io farei attuare una bella riforma del sistema politico italiano da Beppe Grillo e da Gian Antonio Stella (autore del libro La Casta), ma l'oceano è fatto di gocce, e questo Di Pietro a me sembra proprio una piccola goccia da cui poter partire.

giovedì 18 dicembre 2008

Politica estera

Scusate, so che ultimamente sto postando sempre a sfondo politico neanche fossi un ribelle attivista, ma davvero credo che si stia toccando il fondo.
In piena crisi, con persone che nn sanno se avranno un lavoro il mese prossimo, e persone che già nn ce l'hanno, lo stato promette aiuti ma latita. Ovviamente per aiutare servono fondi, ed uno stato come l'Italia, in perenne rosso, difficilmente potrà fare qualcosa di significativo.
Leggo di tagli all'istruzione, di tagli alla sanità, di aumenti delle tasse (nn mi sto riferendo solo a questo governo ma anche a tutti i precedenti), insomma, di tutto ciò che possa servire a fare casa.
Quando l'anno scorso ci si è trovati di fronte un incasso inaspettato (il famoso tesoretto attualmente scomparso senza saperne la destinazione) si è fatto festa grande e nn si sapeva come spenderlo.
Ma alla luce di tutto ciò io nn mi spiego una cosa. Visto come siamo disastrati (deficit pubblico, bilancio costantemente in rosso etc..) perchè continuiamo a finanziare le missioni all'estero.
Che pensassimo a noi, che ci lamentiamo della scarsa sicurezza e della poca presenza delle forze dell'ordine, e poi si viene a scoprire che spesso nn possono intervenire o comunque pattugliare le nostre strade perchè nn hanno i soldi per fare benzina alle volanti, oppure siamo costretti a dover fare l'indulto (una porcata immane) perchè nn ci sono abbastanza soldi per mantenere tutti i carcerati e sempre rimanendo in tema, forse nn tutti sanno che abbiamo carceri nuove inutilizzate perchè nn ci sono i fondi per assumere il personale necessario al loro funzionamento.
E dopo tutti questi problemi, noi spendiamo 1350 Milioni di euro all'anno per le missioni estere!? Per garantire la sicurezza in paesi stranieri quando noi per primi necessitiamo di maggior sicurezza!?
Sarò egoista, sarò insensibile, sarò quello che volete, ma che alla sicurezza dell'Afghanistan o dell'Iraq ci pensino gli afghani, gli iracheni, o chi può permetterselo.
Noi abbiamo talmente tanti problemi che forse avremmo noi bisogno di aiuti stranieri, altre che missioni di pace all'estero.

venerdì 5 dicembre 2008

Indignato come pochi

Scusatemi ma non capisco una cosa, o in Italia il 60% della popolazione è ricca, o è stupida.
No perchè è palese che il governo stia facendo solo riforme pro ricchi a discapito di chi fatica ad arrivare a fine mese. Di fronte a questa gigantesca crisi, si è parlato di tagli necessari per evitare la Bancarotta del paese (e su questo posso anche essere d'accordo). In particolare sta facendo molto clamore il taglio alle scuole, anche se ormai non dovrebbe farne più di tanto in quanto è risaputo che quando al governo c'è il centro-destra, tutti i tagli riguardano l'istruzione o l'ambiente.
Ma anche su questo si può essere pro o contro, questione di ideologia. C'è chi pensa, come me, che l'istruzione sia fondamentale per la crescita civica ed economica di una nazione e chi, come Berlusconi, che la vede come un intralcio al proprio potere.
Ma se c'è una cosa che mi da fastidio, ma parecchio fastidio, è quando si discrimina il povero dal ricco, come se il povero non fosse degno di potersi avvalere degli stessi livelli di istruzione del ricco.
Mai come in questo momento mi sento di condividere due slogan cantati a squarcia gola nelle manifestazioni di piazza di questi giorni: "noi la crisi non la paghiamo" e "anche l'operaio vuole il figlio dottore" cantati entrambi dai manifestanti contro la riforma dell'istruzione.
Tutta questa mia indignazione deriva dal fatto che nei tagli indicati nella riforma dell'istruzione, ci cadevano anche le scuole private, per precisamente 130 Mln di euro.
Ma appena la chiesa si è lamentata un pochino di questo, ecco stanziati 120 Mln per rimediare all'incredibile errore.
E' uno squallore. Lo studente e il ricercatore che manifesta da mesi con occupazioni, autogestioni e sit-in, viene ignorato come fosse l'ultimo delle merde, ma appena a parlare è la chiesa, ecco pronto il rimedio.
Già mi fa abbastanza schifo che la scuola privata (cattolica e non) riceva sovvenzioni statali, in quanto mi sembra un controsenso grosso come una casa, ma il sapere che la scuola pubblica subisce i tagli mentre loro no mi ha letteralmente fatto uscire dai gangheri.
Scusate lo sfogo ma sono davvero furente, e la mia impotenza a riguardo mi fa inc***are ancora di più, per non parlare di quanto mi faccia inc***are l'opposizione fasulla che mi dovrebbe rappresentare.

giovedì 27 novembre 2008

E' questo il mondo in cui vogliamo vivere?

Dal sito www.Corriere.it

MILANO
- La pausa per andare in bagno di nuovo al centro del contendere in uno dei supermercati milanesi della catena Esselunga. È successo ieri, intorno alle 19, quando un dipendente della filiale di viale Umbria ha chiesto al vicedirettore dell'esercizio il permesso di andare in bagno durante il suo turno di lavoro. Al diniego del responsabile - a quanto si è appreso dai carabinieri - i due hanno cominciato a battibeccare. Poi il dipendente, di 38 anni, ha lanciato un oggetto di legno, forse una cassetta di quelle che si usano per la frutta, contro il vicedirettore, di 45 anni. L'uomo è stato portato al Policlinico, dove gli sono state riscontrate lesioni lievissime.

La richiesta di una pausa per andare in bagno
era già stata al centro di una forte polemica, nei mesi scorsi, tra la stessa Esselunga (era stata coinvolta la filiale di via Papiniano) e una cassiera peruviana di 44 anni, afflitta da patologie renali. Il 2 febbraio alla donna - così era stato denunciato - venne impedito di alzarsi dal posto di lavoro per andare in bagno: era stata così costretta a bagnarsi, senza poi nemmeno potersi cambiare fino alla fine del turno in cassa. Tornata in servizio dopo un periodo di malattia, la lavoratrice aveva denunciato di essere stata aggredita alle spalle e minacciata a fine turno da una persona non riconosciuta nel locale spogliatoio. La donna aveva riportato ecchimosi al volto, alla schiena e altre parti del corpo, tanto da dover indossare un collarino. La cassiera era stata anche proposta per l'Ambrogino d'Oro, ma la candidatura non è stata accettata.



Ecco a cosa porta l’assenza di sindacati all’interno di una grossa azienda, a non poter neanche andare in bagno quando ti scappa.

La cosa triste è che il mondo di oggi vede i sindacati come un organo non solo inutile, ma che addirittura danneggia l’azienda, e che va, quindi, contro i nostri stessi interessi.

Un paradosso. I sindacati, nati per proteggere e tutelare i lavoratori, vengono presi di mira proprio da coloro che difendono.

Essere sindacalista è diventato un lusso che ci si può permettere solamente negli enti pubblici o in quelli semi-privati. Nel resto delle industrie italiane, si è tornati agli inizi del ‘900, dove se il proprietario ha bisogno, ti DEVI fermare al lavoro di più (non sempre pagati), e se non lo fai non verrai mai promosso e sarai il primo ad essere licenziato in caso di crisi (fa niente se il motivo per cui non ti sei fermato è che hai i bambini che escono da scuola e che ti aspettano sul marciapiede).

Se sei una donna, la prima cosa che ti chiedono durante il colloquio di lavoro è se sei fidanzata (o peggio sposata) e se hai intenzione di avere dei figli. In caso di risposta affermativa, arrivederci e non si preoccupi che ci faremo sentire noi. Come se il voler avere una famiglia sia incompatibile con il lavorare.

Datemi del comunista, del sindacalista, ditemi quello che volete, ma io non condivido e non condividerò mai il pensiero di quelli che dicono che i sindacati siano la rovina dell’Italia; anzi, io sono convinto che i sindacati siano una manna dal cielo per noi comuni lavoratori dipendenti.

Che poi ci sia gente che se ne approfitta e che sfrutta tutte le lotte sindacali passate, per i suoi porci comodi, non lo nego e sono il primo a dargli contro. Ma se devo scegliere tra l’avere il diritto alla malattia pagata (anche se poi c’è chi se ne approfitta) e il non averlo per impedire a quei 4 deficienti che ne abusano di essere pagati per non far niente, preferisco continuare a pagarli per tutta la vita (dato che la malattia è pagata dall’INAIL ovvero dal lavoratore stesso).