MILANO - La pausa per andare in bagno di nuovo al centro del contendere in uno dei supermercati milanesi della catena Esselunga. È successo ieri, intorno alle 19, quando un dipendente della filiale di viale Umbria ha chiesto al vicedirettore dell'esercizio il permesso di andare in bagno durante il suo turno di lavoro. Al diniego del responsabile - a quanto si è appreso dai carabinieri - i due hanno cominciato a battibeccare. Poi il dipendente, di 38 anni, ha lanciato un oggetto di legno, forse una cassetta di quelle che si usano per la frutta, contro il vicedirettore, di 45 anni. L'uomo è stato portato al Policlinico, dove gli sono state riscontrate lesioni lievissime.
La richiesta di una pausa per andare in bagno era già stata al centro di una forte polemica, nei mesi scorsi, tra la stessa Esselunga (era stata coinvolta la filiale di via Papiniano) e una cassiera peruviana di 44 anni, afflitta da patologie renali. Il 2 febbraio alla donna - così era stato denunciato - venne impedito di alzarsi dal posto di lavoro per andare in bagno: era stata così costretta a bagnarsi, senza poi nemmeno potersi cambiare fino alla fine del turno in cassa. Tornata in servizio dopo un periodo di malattia, la lavoratrice aveva denunciato di essere stata aggredita alle spalle e minacciata a fine turno da una persona non riconosciuta nel locale spogliatoio. La donna aveva riportato ecchimosi al volto, alla schiena e altre parti del corpo, tanto da dover indossare un collarino. La cassiera era stata anche proposta per l'Ambrogino d'Oro, ma la candidatura non è stata accettata.
Ecco a cosa porta l’assenza di sindacati all’interno di una grossa azienda, a non poter neanche andare in bagno quando ti scappa.
La cosa triste è che il mondo di oggi vede i sindacati come un organo non solo inutile, ma che addirittura danneggia l’azienda, e che va, quindi, contro i nostri stessi interessi.
Un paradosso. I sindacati, nati per proteggere e tutelare i lavoratori, vengono presi di mira proprio da coloro che difendono.
Essere sindacalista è diventato un lusso che ci si può permettere solamente negli enti pubblici o in quelli semi-privati. Nel resto delle industrie italiane, si è tornati agli inizi del ‘900, dove se il proprietario ha bisogno, ti DEVI fermare al lavoro di più (non sempre pagati), e se non lo fai non verrai mai promosso e sarai il primo ad essere licenziato in caso di crisi (fa niente se il motivo per cui non ti sei fermato è che hai i bambini che escono da scuola e che ti aspettano sul marciapiede).
Se sei una donna, la prima cosa che ti chiedono durante il colloquio di lavoro è se sei fidanzata (o peggio sposata) e se hai intenzione di avere dei figli. In caso di risposta affermativa, arrivederci e non si preoccupi che ci faremo sentire noi. Come se il voler avere una famiglia sia incompatibile con il lavorare.
Datemi del comunista, del sindacalista, ditemi quello che volete, ma io non condivido e non condividerò mai il pensiero di quelli che dicono che i sindacati siano la rovina dell’Italia; anzi, io sono convinto che i sindacati siano una manna dal cielo per noi comuni lavoratori dipendenti.
Che poi ci sia gente che se ne approfitta e che sfrutta tutte le lotte sindacali passate, per i suoi porci comodi, non lo nego e sono il primo a dargli contro. Ma se devo scegliere tra l’avere il diritto alla malattia pagata (anche se poi c’è chi se ne approfitta) e il non averlo per impedire a quei 4 deficienti che ne abusano di essere pagati per non far niente, preferisco continuare a pagarli per tutta la vita (dato che la malattia è pagata dall’INAIL ovvero dal lavoratore stesso).